“Ci sono alcuni essiccatoi che, per coprire le proprie responsabilità di non essersi attrezzati per lavorare il mais con presenza di aflatossine, approfittando dell’ignoranza sulla materia, stanno scaricando sulla Coldiretti, la responsabilità di non essere in grado di vendere il mais conferito dagli agricoltori. Secondo questi soggetti, la Coldiretti è rea di non chiedere al governo italiano l’aumento dei limiti di legge sulla presenza della tossina nel prodotto”.
Così interviene Coldiretti Rovigo sulla questione delle aflatossine del mais per mettere in evidenza le responsabilità dei titolari di quegli impianti di essicazione che non si sono dotati delle attrezzature necessarie, e chiede alla Regione Veneto di intervenire appositamente.
“Ora iniziano anche gli agricoltori – dichiara Coldiretti - spinti da un’associazione di categoria, ad accusarci di procurare un danno ai nostri soci, perché non sosteniamo la predetta richiesta, secondo loro unica soluzione per vendere il prodotto”.
“Deve esser chiaro che il limite delle aflatossine nel mais è fissato dall’Unione europea proprio per la loro tossicità e che solo il Ministero della salute può eventualmente esprimersi sulla partita”.
“Premesso questo, sta avvenendo che quei (pochi) essicatoi che si sono attrezzati per la prelavorazione del mais, rispettando così la direttiva della Regione Veneto del 2005, non hanno nessun problema a lavorarlo e a venderlo in assoluta trasparenza, entro i limiti di legge”.
“Purtroppo – prosegue Coldiretti - chi è andato sui giornali lo scorso agosto a fare allarmismo, ha avuto come conseguenza che tutto il mais veneto sta soffrendo nelle vendite, nonostante sul mercato vi sia poco prodotto”.
“Noi diciamo che questa “furbata” è stata dannosa per tutti – conclude Coldiretti – Noi non possiamo accettare che quando il mais polesano viene acquistato a 16 euro/quintale (i più “bravi” ottengono anche il 18), improvvisamente non ha più tossine ed è commercializzabile; mentre, se fosse proposto al prezzo di mercato che è di 25-28 euro al quintale, allora avrebbe il problema delle tossine”.
“Come Coldiretti – prosegue la nota - pensiamo che sia in atto una speculazione mastodontica e chiediamo alla Regione Veneto di vigilare e di obbligare chi fa attività di essicazione a dotarsi delle attrezzature necessarie per lavorare il mais, a pena di chiusura dell’impianto, nel pieno rispetto della direttiva regionale del 2005”.
“Già ad agosto avevamo messo in guardia gli agricoltori dalle speculazioni. – ricorda Coldiretti - Ora avvisiamo tutti i produttori di non dar adito alle sirene e di verificare presso l’essiccatoio dove hanno portato il prodotto, se è in grado di venderlo a prezzo di mercato, al netto dei costi di lavorazione; se così non è, al punto grave in cui siamo, il male minore sarà farsi riconsegnare il proprio quantitativo di mais per portarlo, con le dovute tempistiche, presso gli impianti che sono tecnicamente capaci di lavorarlo per renderlo conforme ai limiti consentiti e commercializzarlo in modo legittimo, sicuro e pagato ai prezzi correnti”.
“Qualsiasi altra soluzione, salvo decisioni che può adottare solo il Ministero della salute, e su questo nessuno ha mai avuto da ridire, ha un unico obiettivo: pagare il mais polesano, riconosciuto universalmente come uno dei migliori nel Veneto, a 16-18 euro/quintale, anziché 25-28, come sarebbe dovuto”.