Parizzi “Il fenomeno è ogni anno più preoccupante, è necessario affiancare alle barriere anti sale anche altre soluzioni”
Pompe in azione nel basso Polesine, non solo per il controllo del livello delle acque, ma anche per evitare il disastroso fenomeno della risalita cuneo salino. Se il consorzio di bonifica Delta del Po è la cabina di regia del controllo di questo fenomeno, sono gli agricoltori della parte del Polesine più vicina a la mare a dover confrontarsi con l’acqua salata che se usata per le irrigazioni potrebbe bruciare le colture.
Questo fenomeno ben conosciuto nelle nostre zone deltizie: quando per la siccità il livello del fiume Po scende sotto una certa soglia, l’acqua del mare Adriatico risale e raggiunge l’entro terra. A causa dei cambiamenti climatici si alternano periodi di siccità a violente bombe d’acqua e il fenomeno della risalita del cuneo salino è sempre più frequente, purtroppo un appuntamento a cui si assiste ogni estate. L’assenza o la scarsità di piogge e nevicate invernali, fa sì che i fiumi non abbiano una portata d’acqua dolce che eviti la risalita del mare verso l’alveo del fiume e questo comporta problema ai coltivatori, soprattutto in questo periodo in cui sono costretti a programmare e svolgere la cosiddetta irrigazione di soccorso.
Mentre negli anni ’50 – ’60 l’intrusione salina era limitata a circa 3 km dalla foce, negli anni 2000 la presenza del sale è stata rilevata a oltre 30 km – spiega Silvio Parizzi, direttore di Coldiretti Rovigo - Il fenomeno ha assunto negli ultimi decenni proporzioni sempre più preoccupanti. I motivi dell’aggravarsi del fenomeno possono essere ricercati nella subsidenza, nell’eustatismo marino, nell’approfondimento di alcuni tratti del fiume a causa di prelievi di inerti ed infine nei consistenti attingimenti di acqua per usi industriali, civili ed irrigui a monte che hanno considerevolmente ridotto le portate di magra. Siamo costantemente in contatto con il Consorzio di bonifica Delta del Po che ci aggiorna con i dati in tempo reale”.
Non soffre di questa condizione estrema solo l’agricoltura che non può irrigare quando l’acqua presenta valori di salinità superiori al 1,5 – 2 grammi/litro. Il problema riguarda anche gli acquedotti, le centrali di potabilizzazione esistenti non sono in grado di desalinizzare l’acqua; le filtrazioni di acqua salata attraverso e sotto i corpi arginali modificano l’ecosistema in fregio agli argini stessi causando fenomeni di desertificazione; inoltre, alcune attività commerciali, artigianali ed industriali necessitano di consistenti volumi d’acqua dolce. Il fenomeno è tuttora allo studio e le soluzioni adottate nel tempo non sono sufficienti quando la risalita supera una certa
soglia”.
“È necessario affiancare alle barriere antisale anche altre soluzioni – conclude Parizzi – basate su studi e modelli idrodinamici che tengano conto delle modifiche intervenute nella portata del fiume per garantire il contrasto alla risalita del cuneo salino”.