Giuriolo: «Se la coperta è corta, diamola a chi vive di agricoltura»
«In un momento difficile di crisi, le poche risorse economiche devono obbligatoriamente essere indirizzate verso gli imprenditori agricoli che fanno qualità, che danno lavoro, competitività, innovazione, sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale, ma, soprattutto, verso i veri imprenditori agricoli, quelli professionali che fanno e vivono di agricoltura e per i quali la terra è uno strumento di lavoro».
Così il presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo, commenta amaro la recente proposta di riforma della Politica agricola comunitaria (Pac), presentata dalla Commissione europea per l’approvazione, che dovrà avvenire entro l’autunno del 2012.
Il testo normativo, fondamentale per definire l’assetto di tutto il primario fino al 2020, è fortemente criticato da Coldiretti poiché prevede, da un lato, che gli “aiuti al reddito” continuino ad andare anche a coloro che non vivono di agricoltura, pur detenendo delle superfici agricole come bene rifugio o ad altri usi commerciali; dall’altro lato, vuole redistribuire le risorse economiche tra i 27 stati europei, col risultato di tagliare all’Italia il 6 per cento degli aiuti, ossia 285 milioni di euro, sicché la patria del “made in Italy” recupererà dalla Pac molto meno di quanto versa all’Unione europea.
«In termini molto concreti - spiega Giuriolo – il 6 per cento in meno, si traduce, soltanto per il nostro Polesine, in 2 milioni e 600 mila euro in meno per le nostre aziende agricole (stando ai dati Avepa sulle domande uniche per il 2010)».
«In un momento in cui la coperta è corta – continua Giuriolo – è assurdo fare tagli indiscriminati e non scegliere di privilegiare, in modo chiaro, l’agricoltura professionale, ossia le aziende agricole che vivono esclusivamente di agricoltura e che producono cibo di qualità, difendendo e mantenendo i territori in cui sono insediate».
«Non tutti sanno – chiarisce ancora il presidente di Coldiretti Rovigo – che, su base nazionale, sono solo 450 mila, su un milione, le imprese agricole iscritte alle camere di commercio e che pagano la contribuzione agricola, ossia che vivono esclusivamente di agricoltura: le restanti imprese sono possidenti di superfici agricole, ma svolgono altre professioni e si portano a casa “gli aiuti al reddito” della Pac, come una sorta di rendita certa e non tassata».
«La riforma in atto – prosegue Giuriolo – non deve perdere l’occasione di legare l’erogazione delle risorse economiche non più solo sulla base della superficie, bensì sulla base di altri indicatori, come lavoro impiegato, professionalità, esclusività del reddito, qualità, investimenti. Perché un’impresa agricola è un’entità complessa, che viene svilita se la identifichiamo solo con quanta terra possiede».
«Questa proposta di riforma – conclude il presidente Giuriolo – contiene, comunque, un dato positivo: gli interventi a favore dei giovani che si insediano per la prima volta in agricoltura. Per il resto, ci auguriamo che nei prossimi mesi si arrivi ad una correzione di rotta. A questo proposito, Coldiretti si impegnerà in tutte le sedi opportune e siamo anche confortati dal fatto che altri paesi, come Spagna e Francia, sono fortemente critici verso questa proposta di riforma Pac. Non può esistere un futuro per la nostra agricoltura in un mondo globalizzato, se l’Europa non deciderà di spingere verso un settore primario fortemente orientato alla professionalità, al lavoro, alla qualità».