3 Marzo 2010
OGM, LA FINE DELLA TIPICITA’ POLESANA

Bosco: «Semine in calo in tutta Europa. Non convengono e contaminano i campi»

«Ma noi polesani e italiani, abbiamo bisogno delle produzioni geneticamente modificate? Abbiamo bisogno di svendere il nostro territorio da cui si ricavano prodotti di eccellenza per qualità e caratteristiche (pensiamo all’aglio bianco polesano dop, all’insalata di Lusia Igp, al radicchio di Chioggia Igp e a tutta l’ortofrutta polesana) per guadagnare 30 euro in più all’ettaro, rischiando in cambio di perdere per sempre la tipicità territoriale a causa della contaminazione con ogm?». Sono interrogativi provocatori che il presidente di Coldiretti Rovigo, Valentino Bosco, lancia all’indomani della decisione dell’Unione europea di autorizzare la coltivazione della prima patata transgenica e di chiudere la moratoria sugli ogm.
«Nel nostro territorio – dichiara il presidente di Coldiretti Rovigo Valentino Bosco - per la conformazione morfologica dei terreni e le dimensioni delle nostre aziende, non sarebbe possibile evitare le contaminazioni e sarebbe violata la libertà della stragrande maggioranza degli agricoltori e dei cittadini di avere i propri territori liberi da ogm. Perché – si interroga Bosco – chi è un convinto sostenitore degli ogm non chiede una etichettatura chiara che permetta di sapere se i prodotti che usiamo contengano, direttamente o indirettamente, organismi geneticamente modificati?».
«La verità è che, dopo il divieto di semina di ogm posto dalla Germania nell’aprile 2009 – spiega Bosco - si sono ridotti a sei, su ventisette, i paesi europei dove è possibile coltivare il mais Bt geneticamente modificato, che è l’unico ogm presente in Europa. Le semine ogm si sono ridotte drasticamente del 12 per cento complessivamente nei paesi che li coltivano. C’è, quindi, un’inversione di tendenza in atto, che conferma che le coltivazioni biotech non hanno neanche convenienza economica, oltre a non dare garanzie di sicurezza per la salute e l’ambiente. Se guardiamo i dati – commenta Bosco – i tremila ettari di mais ogm della Polonia sono come la barbabietola che produce tutto il Polesine: un nulla. Il mais bt è coltivato a scopo non di alimentazione umana e la patata verrà prodotta solo per fare amido, però, intanto, contaminano i campi coltivati in modo tradizionale».
La coltivazione ogm in Europa riguarda Spagna, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Polonia e Portogallo e le superfici investite sono crollate da 107.719 ettari agli attuali 94.750 ettari, pari allo 0,001 per cento del totale dei 160 milioni di ettari coltivati in Europa. Questo nonostante siano ormai 35 gli organismi geneticamente modificati autorizzati:19 tipi di mais, 6 di cotone, 3 di colza, 3 di soia, una barbabietola, una patata, un microrganismo.
«A dodici anni dalla loro introduzione in Europa - incalza il presidente - le coltivazioni biotech sono già in calo perché, di fatto, non sono riuscite a trovare un mercato, vista la persistente contrarietà dei consumatori ad acquistare prodotti geneticamente modificati».
 
LE COLTIVAZIONI OGM IN EUROPA

 
 
 
Ettari 2009
 
Variazione % 2008
 
Repubblica Ceca
 
6.480
 
- 23 %
 
Romania
 
3.245
 
- 47 %
 
Slovacchia
 
875
 
- 55 %
 
Portogallo
 
5.093
 
+ 5 %
 
Spagna
 
76.057
 
- 4 %
 
Polonia
 
3. 000
 
-
 
Germania
 
-
 
- 100 %
 
Ue
 
94.750
 
- 12 %
 

Fonte: Elaborazione Coldiretti su dati Isaa

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