MANODOPERA “OCCORRE FARE PRESTO CON IL DECRETO FLUSSI 2023”
Parizzi “Necessario il provvedimento, ma serve anche radicale semplificazione del lavoro agricolo”
A pochi giorni dalla fine dell’anno, il mondo agricolo è con il fiato sospeso per la mancata comunicazione sulle modalità del “Decreto flussi” per l’anno 2023. I ritardi e gli impedimenti burocratici legati a questo tipo di manovre non permette una programmazione efficace delle attività aziendali.
Perché è così importante il decreto? Per salvare i raccolti e per l’intero settore agroalimentare. “Nel nostro Paese – commenta il direttore di Coldiretti Rovigo, Silvio Parizzi – sono migliaia i lavoratori stranieri impiegati tramite i vari decreti dei Governi. Ma un dato che fa riflettere è l’aumento di impiego dei pensionati nei campi, un incremento iniziato durante la Pandemia e si stima che almeno il 20% di loro non abbandoni l’attività raggiunto il traguardo della quiescenza. Questo per affrontare la difficoltà di reperimento manodopera e garantire le forniture”. “Il nostro è un settore che resta ancora fortemente dipendente dal contributo dei lavoratori stranieri nonostante la crescita di interesse tra i connazionali – afferma Parizzi -. In agricoltura si devono rispettare la stagionalità e i picchi di lavoro, per alcuni settori specifici serve manodopera specializzata, soddisfatta in buona parte, negli ultimi anni, da manodopera straniera. La situazione va affrontata per permettere l’ingresso regolare dei lavoratori migranti e stagionali necessari per difendere la sovranità alimentare di cui ha bisogno il nostro Paese e per applicare le necessarie tutele di questi lavoratori agricoli”.
“Nel frattempo attendiamo istruzioni per i buoni lavoro – conclude Parizzi -, uno strumento che dovrà essere semplice in quanto molto importante per le nostre aziende. Quelli che abbiamo sempre chiamato ‘voucher’ erano nati proprio per l’agricoltura, a suo tempo, date le caratteristiche di questo settore. Da tempo Coldiretti sostiene che occorre lavorare con la semplificazione burocratica in materia di lavoro, proprio per salvare i raccolti e garantire nuove opportunità di reddito in un momento particolarmente difficile per il Paese. Più si lavora, più aumenta la produzione e più si riduce la dipendenza dall’estero; nel contempo si valorizzare la biodiversità del nostro territorio e si garantisce agli italiani la fornitura di prodotti alimentari nazionali di alta qualità”.