“Sono pochi i Comuni polesani che hanno recepito in pieno l’appello di Coldiretti per la riduzione al minimo dell’aliquota per il calcolo dell’Imu su terreni agricoli e sui fabbricati rurali”.
Lo annuncia Coldiretti nell’occasione della diffusione dei dati sulle aliquote Imu applicate dai 50 Comuni della provincia di Rovigo per il calcolo della relativa imposta municipale su terreni e fabbricati. La proposta di riduzione al minimo era stata presentata dall’organizzazione agricola, con lettera personale indirizzata a tutti i sindaci polesani, all’inizio dell’anno, sulla scorta del fatto che per gli imprenditori agricoli la terra e le stalle sono strumenti di lavoro, e che, come tali, richiedono una fiscalità differenziata rispetto alla mera proprietà.
Dai dati Coldiretti si rileva che le aliquote fissate per i terreni agricoli variano, a seconda del Comune, dal 7,60 per mille al 10,60 per mille; mentre per i fabbricati strumentali dall’uno al due per mille.
“Sono 21 i Comuni che hanno deciso di abbassare l’aliquota Imu sui terreni – commenta Coldiretti – fra questi, i più virtuosi sono Bagnolo di Po, Loreo e Villanova Marchesana, che hanno fissato il minimo sia sui terreni (7,60 per mille) che sui fabbricati (1 per mille). Uno solo Comune, Papozze, ha totalmente ignorato le raccomandazioni di Coldiretti, mantenendo tutte le aliquote al massimo: 10,60 sui terreni agricoli e 2 sui fabbricati. Fra i meno virtuosi c’è anche Taglio di Po, col 10,20 sui terreni. Per quanto riguarda l’aliquota sui fabbricati, sono 15 i Comuni che l’hanno ridotta rispetto al massimo. Fra tutti i Comuni, sono 5 quelli che hanno introdotto una differenziazione tra terreni agricoli condotti da coltivatori diretti o Iap (imprenditori agricoli a titolo principale) e terreni non gestiti da imprenditori agricoli, applicando a questi ultimi delle aliquote più elevate”.
“In termini monetari – spiega Coldiretti – mentre l’aliquota sui fabbricati rurali è un aumento secco d’imposta; per i terreni, su cui l’Imu va a gravare maggiormente, la forbice delle aliquote comunali, si traduce in una grande disparità di trattamento fiscale fra Comuni. Se consideriamo l’esempio di un’azienda con terreni di valore pari a mille euro di reddito dominicale: l’anno scorso pagava 562 euro di Ici, indipendentemente dal Comune dove si trovava; quest’anno, la stessa azienda se si trova, ad esempio, a Villanova Marchesana (aliquota minima 7,60) verserà 1.045 euro di Imu, più del doppio dell’anno precedente; se, poi, si trova nel territorio di Papozze (aliquota massima 10,60), pagherà addirittura 1.457 euro di Imu, cioè circa il 40 per cento in più rispetto ai Comuni più virtuosi e quasi il triplo di quanto pagava di Ici lo scorso anno.
E’ evidente – conclude Coldiretti – che se si tien conto della generale crisi economica che attraversa l’agricoltura e della disastrosa siccità della scorsa estate, che ha dimezzato il reddito della stragrande maggioranza delle imprese agricole polesane, certe miopi decisioni fiscali rischiano di creare grossi problemi economici alle imprese del territorio. Abbiamo diffuso questi dati perché ciascuno possa trarre le sue conclusioni rispetto alla propria amministrazione comunale.