Bosco: «Il ricorso al Tar non è contro i parchi fotovoltaici polesani».
«Coldiretti non è contraria ad uno specifico impianto fotovoltaico, ma è contraria, in generale, a che si usi il terreno agricolo per insediamenti industriali da parte di soggetti non-imprenditori agricoli, senza alcuna limitazione o salvaguardia, cosa che è stata invece consentita da una delibera della giunta veneta (la numero 2204 del 2008), che Coldiretti Veneto ha impugnato davanti al Tar regionale già dal 12 novembre 2008. Fra l’altro si è chiesto al giudice di provvedere prima possibile, per non bloccare od ostacolare chi vuole fare investimenti nel fotovoltaico».
Valentino Bosco, presidente di Coldiretti Rovigo, interviene così per chiarire la posizione dell’organizzazione agricola, all’indomani del nuovo ricorso di Coldiretti Veneto, presentato contro la delibera della giunta che autorizza l’impianto fotovoltaico di Canaro.
«Quest’ultimo è soltanto un atto dovuto, come lo sono state (o lo saranno) le altre impugnazioni di altrettante delibere autorizzative di impianti fotovoltaici in giro per il Veneto – spiega il presidente – La nostra posizione è chiara fin dal 2008: non è un problema di tipo di impianto, ma di luogo dove viene istallato. Gli impianti industriali, e fra questi quelli per la produzione di energia – dichiara Bosco – devono andare all’interno delle aree destinate, appunto, alle attività economiche non-agricole, oppure sui tetti dei capannoni. Non per nulla Coldiretti non si è opposta al mega parco fotovoltaico di San Bellino che sorgerà in zona artigianale, come non si opporrà mai al fatto che i propri soci, imprenditori agricoli, decidano di realizzare impianti per la produzione di energia elettrica sui propri terreni, ma in collegamento con la propria attività agricola e con dimensioni di nessun impatto sulla destinazione dell’area circostante».
«Il problema è nato – spiega ancora Bosco – con la delibera 2204/2008, perché ha derogato, secondo noi illegittimamente, alla legge regionale 11/2004, la quale, al contrario, prevede che nelle zone agricole, soltanto gli imprenditori agricoli possano edificare strutture produttive ed esclusivamente in funzione dell’attività agricola, sulla base di un piano aziendale obbligatorio per gli agricoltori, ma che non è stato reso altrettanto obbligatorio per gli altri».
«In altre parole – chiarisce ancora Bosco - si è creata una disparità di trattamento tutta a svantaggio degli agricoltori proprio sui loro terreni e, contemporaneamente, non si è tutelata la funzione dei terreni agricoli stessi, che non sono aree vuote in attesa di edificazione, ma hanno un preciso valore intrinseco, legato alla produzione agricola, costituiscono il polmone degli insediamenti urbani e conservano i valori naturalistici del paesaggio».
23 Aprile 2010
I TERRENI AGRICOLI SERVONO AGLI AGRICOLTORI