Poco più di un mese dopo aver ‘festeggiato’ la Giornata mondiale delle api il contesto è poco incoraggiante. Ad affermare il crollo della produttività sono i diretti interessati, gli apicoltori, un comparto che lancia l’allarme e mette a fuoco, in maniera tangibile, il problema del cambiamento climatico. Per capire cosa sta accadendo ai nostri insetti utili, bisogna volgere lo sguardo indietro di qualche mese. Le condizioni climatiche sono state avverse: una primavera fredda, pioggia a maggio, elevate temperature subito dopo. Le anomalie del meteo che si sono registrate hanno ostacolato l’attività di bottinatura delle api; molti apicoltori per salvarle hanno somministrato sciroppi a base di zucchero o miele con un intervento straordinario e costoso da parte loro.
Il clima però sembra non essere l’unica causa della scarsa produzione. “Per ragioni sconosciute agli apicoltori, sia per chi fa nomadismo sia per chi fa stanziale, ci si ritrova con importazione di miele quasi a zero sui melari e se le api importano miele non lo opercolano e lo usano per sostenere la covata – racconta Silvia Bertazzo agricoltrice e apicoltrice -. Tali criticità si presentano anche in montagna e in altre province e, addirittura, in altre regioni del Nord Italia. Questo anno è ancora più critico del 2019”.
Questo problema non va solo affrontato da un punto di vista: la mancata produzione italiana, purtroppo, determina una richiesta di miele sul mercato che non può essere soddisfatta, lasciando infiltrare produzioni straniere. “Come ogni volta che accade qualcosa alle nostre produzioni – commenta il direttore provinciale di Coldiretti Silvio Parizzi – anche stavolta rischiamo che la carenza di prodotto made in Italy sia compensato da quello straniero, non ci sarebbe nulla di male se non che questo prodotto arriva spacciato per italiano accrescendo il fenomeno dell’italian sounding. È necessario fare qualcosa per il settore – conclude Parizzi – non dimentichiamo che le api non
sono solo produttrici di miele, ma sono impollinatori, cioè insetti che determinano la biodiversità e la sopravvivenza di tantissime specie vegetali. Come associazione di categoria dobbiamo tenere conto di questo settore in sofferenza, stiamo parlando di un danno economico, ma anche ambientale”.