Caso Simest, Coldiretti scrive ai 50 sindaci una lettera di ringraziamento
“A nome di tutto il Consiglio direttivo dell’Associazione polesana Coldiretti Rovigo, ho il piacere di informare la sua Amministrazione che, anche grazie all’impegno del Comune da lei rappresentato, il ministro dello Sviluppo economico ha emanato una direttiva Simest che vieta il sostegno ad iniziative che configurano il finanziamento pubblico all’italian sounding”.
Inizia così la lettera che il presidente di Coldiretti Rovigo Mauro Giuriolo, ha inviato a tutti i 50 sindaci dei 50 comuni polesani che hanno appoggiato la mobilitazione pro vero “Made in Italy” con specifici ordini del giorno.
L’adesione plebiscitaria delle amministrazioni polesane, caso unico in Veneto, ha contribuito al successo della mobilitazione di Coldiretti a livello nazionale, cui hanno aderito 2215 comuni italiani, 26 province, 41 camere di commercio, 119 comunità montane e tante associazioni di consumatori. In Polesine hanno appoggiato la mobilitazione anche il Prefetto Romilda Tafuri, la Provincia, la Cciaa di Rovigo, la Cna Rovigo, i Consorzi di tutela dell’Aglio bianco polesano Dop e dell’Insalata di Lusia Igp, l’Adiconsum e la Federconsumatori.
Il movimento di denuncia era partito da Coldiretti nazionale nell’ottobre 2011, quando erano stati scoperti caciotte e pecorini prodotti in Romania con latte romeno, ma con nomi italiani, dalla società romena Lactitalia, sostenuta dalla finanziaria pubblica italiana Simest, una controllata del ministero per lo Sviluppo. La denuncia di Coldiretti si era dunque, estesa in Polesine e in tutte le province italiane, con incontri atti a sensibilizzare le istituzioni e le forze sociali contro il finanziamento di Stato a prodotti stranieri che fanno concorrenza al “vero Made in Italy”.
Con la manifestazione di Coldiretti in piazza Montecitorio a Roma, la Simest ha ceduto le proprie quote partecipative uscendo da Lactitalia, in ottemperanza alla direttiva del ministero.
“Una vicenda finita bene – conclude il presidente Mauro Giuriolo – ma che solleva una domanda: quanti casi ancora esisteranno di finanziamento pubblico ai prodotti stranieri che fanno concorrenza sleale al vero “Made in Italy” di cui non sappiamo niente? Ci auguriamo che governo e parlamento provvedano in modo definitivo con un divieto per legge”.