Coldiretti: raccolti invenduti o regalati a pochi cent
Mercati fermi e l’ortofrutta resta in campo. Nei comprensori di Lusia e Rosolina, patria delle verdure “made in Polesine” e dell’Insalata di Lusia Igp, la crisi comincia ad essere insostenibile.
I consumi domestici e internazionali sono crollati; la domanda estera è sparita. Tutta la produzione delle orticole, che era già stata impostata sulle previsioni di vendita nei mercati stranieri si riversa sul mercato interno, il quale non assorbe il colpo ed i prezzi crollano. Non va meglio per la frutta (pesche e nettarine). Si vende al di sotto dei prezzi di produzione e gli agricoltori stanno pensando di distruggere il raccolto in campo. Intanto al supermercato i prezzi lievitano fino a tre volte.
La crisi dei prezzi alla produzione, che ha ormai una lunga storia, ha subito un’accelerata negli ultimi mesi a causa dell’emergenza sanitaria del “batterio killer”, che ha travolto i cetrioli tedeschi, gettando nel panico i consumatori europei e provocando il blocco delle importazioni russe. Nonostante le assicurazioni che i prodotti italiani e polesani, in particolare, siano i più sicuri e genuini al mondo, la domanda non riprende. Lattughe e radicchio, carote la cui annata è straordinaria per qualità, melanzane e peperoni, cavoli e biete, Insalata di Lusia Igp, pesche e nettarine. Restano fermi nei bancali.
«Ancora una volta – commenta Mauro Giuriolo, presidente di Coldiretti Rovigo – i nostri imprenditori, che da anni investono in qualità e sicurezza, pagano le conseguenze degli errori di altri. Un’emergenza sanitaria investe l’opinione pubblica seminando il panico incontrollato e annulla anni di sacrifici e di lavoro. Per questo vogliamo denunciare l’impotenza dei nostri produttori davanti al mercato ed invitare i consumatori a fidarsi della nostra ortofrutta a km zero, distinguibile dalle etichette e dal marchio Igp dell’Insalata di Lusia. Per questo parteciperemo alla conferenza stampa di sensibilizzazione ai consumi che la Camera di commercio polesana ha organizzato per giovedì 14 luglio alla Centrale ortofrutticola di Lusia. Le imprese agricole che coltivano la qualità “senza macchia” – aggiunge – che è merito della buona prassi agricola, dei controlli e delle analisi sia imposte che volontarie, sono sempre impreparate di fronte a crisi di questo genere e non dispongono di super mezzi pubblicitari per rilanciare la spesa delle famiglie che, come sempre, se orientata ai prodotti nostrani, è tutelata e garantita sin all’origine».
La crisi riguarda tutto il patrimonio ortofrutticolo regionale: oltre 46 mila ettari tra colture in pieno campo e in serra, per 800 milioni di euro, ovvero il 16 per cento della produzione lorda vendibile veneta. Più di un miliardo di tonnellate di ortaggi e frutta vengono consumate localmente ed esportate nel mondo.
La conta dei danni nazionali comunicata alla Ue parla di 22,5 milioni di euro. Una cifra tutto sommato ridotta se paragonata al valore dell’intera filiera italiana, ma il provvedimento comunitario è molto limitato perché prevede un orizzonte temporale molto ristretto per la denuncia delle perdite, una gamma di prodotti altrettanto ridotta e meccanismi burocratici complicati.
Non ci sono ancora dati ufficiali sul quadro regionale.