Bosco: «Gli ogm impediscono l’agricoltura di qualità e la libertà di coltivare»
«Siamo e saremo sempre favorevoli alla ricerca scientifica, in ogni campo, ma la scienza deve essere libera e indipendente. La scienza di parte, quella che fa ricerca finanziata con i soldi di chi sostiene gli ogm, non può essere obiettiva in materia di ogm, non fa corretta informazione e non è eticamente condivisibile. Soprattutto se chiariamo che coltivare ogm è un processo irreversibile, che causa inquinamento genetico sulle piante tradizionali e sui terreni nel raggio di tre chilometri, a causa della naturale dispersione del polline».
Così il presidente di Coldiretti Rovigo, Valentino Bosco, nell’esprimere la posizione della massima organizzazione agricola provinciale in materia di ogm (organismi geneticamente modificati, ossia con una mutazione indotta nel dna cellulare).
«Coldiretti è sempre stata contraria agli ogm principalmente per una questione economica e di libertà, non ideologica – continua Bosco – Ogm e coltivazioni tradizionali non possono coesistere negli spazi stretti delle aziende nostrane e la contaminazione genetica ucciderà la nostra agricoltura di qualità e biologica che, per inciso, è sempre ogm-free ed è apprezzata nel mondo proprio perché le si riconosce un plusvalore di sicurezza alimentare e di competenze produttive legate alle tradizioni dei territori di riferimento. Se si seminano ogm e quella parte della scienza che adesso è favorevole si sbagliasse, come è già avvenuto per le farine animali che hanno causato la “mucca pazza”, per l’amianto e per i coloranti artificiali, non ci sarà possibilità di tornare indietro».
GLI OGM NON SONO CONVENIENTI. «Le sementi ogm, che ovviamente sono brevettate – aggiunge Bosco – hanno un costo superiore da due a quattro volte a quelle tradizionali a causa del sovrapprezzo delle royalty. Viceversa, il valore sul mercato di mais e soia ogm (che sono le colture transgeniche più diffuse) è del 30 per cento inferiore: il mais alla borsa di Chicago negli Usa, dove si coltivano ogm, ad aprile quotava 101,1 euro/ tonnellata, mentre, nello stesso periodo, alla borsa di Milano il mais era dato a 151euro/tonnellata (dati del Chicago board of trade e dell’Associazione granaria di Milano)».
«In tutta Europa, le semine di ogm (mais) sono calate del 12 per cento nell’ultimo anno – aggiunge il direttore di Coldiretti, Adriano Toffoli - Atttualmente il terreno europeo coltivato a transgenico è meno dello 0.001 per cento della superficie agricola totale. Francia e Germania, dopo un primo momento favorevole, hanno bandito le coltivazioni ogm. Se queste fossero redditizie, come si racconta, le superfici sarebbero maggiori e aumenterebbero invece di diminuire».
«Gli ogm non hanno mercato – conclude Toffoli -. In Italia come in Europa, 3 consumatori su 4 non comprerebbero prodotti ogm, se fossero ben identificabili. Un trend costante evidenziato da tutti i sondaggi. Noi che sosteniamo l’etichettatura obbligatoria di tutti gli alimenti anche trasformati, non vediamo l’ora che sia resa identificabile l’eventuale presenza di ogm in etichetta».
«L’opposizione ogm/tradizione – chiosa Bosco – è fra agricoltura globalizzata-omologata, con le multinazionali produttrici di sementi ogm che vogliono monopolizzare il mercato dell’alimentare, contrapposta ad un’agricoltura improntata alla democrazia economica, che produce biodiversità, legata ai territori locali e che vuole distinguersi in modo trasparente verso il consumatore finale».
GLI OGM NON RIDUCONO LA FAME NEL MONDO. «Sono 15 anni che nei paesi più poveri si coltivano ogm, ma gli affamati nel mondo sono diventati più di un miliardo e aumentano». Così il direttore di Coldiretti Rovigo, Adriano Toffoli, affronta una diffusa opinione pro-ogm. «In India circa 200 mila agricoltori si sono indebitati per sostenere le colture ogm – dichiara Toffoli – e sono aumentati i suicidi. In Argentina, dove si produce soia ogm per il 60 per cento della superficie coltivata, le fattorie della Pampas si sono ridotte del 30 per cento e gli agricoltori si sono trasferiti nelle bidonville o fanno i carbonai».