“La difesa della distintività italiana deve essere una priorità della politica nazionale, perché da essa dipende l’esistenza stessa del made in Italy che è il nostro petrolio, il nostro futuro, la nostra leva per tornare a crescere nell’alimentare e in tutti gli altri settori economici. Ecco perché il decreto anti-Ogm è un grande risultato per tutto il paese”.
E’ il commento del presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo, alla notizia dell’approvazione ieri (12 luglio) del decreto interministeriale (Politiche agricole, Salute e Ambiente) che vieta in modo esclusivo la coltivazione di mais geneticamente modificato (Ogm) appartenente alla varietà Mon810 su tutto il territorio italiano.
“E’ un primo risultato degli impegni assunti dai ministri all’assemblea nazionale Coldiretti del 4 luglio, cui anche 150 dei nostri associati polesani hanno partecipato – ricorda il presiedente Mauro Giuriolo. – Ma è una decisione che fa bene direttamente a tutta la nostra agricoltura: l’unica scelta economica che tutelando la biodiversità e la varietà delle eccellenze agroalimentari italiane, tutela un modello di sviluppo sostenibile che ha garantito al’Italia primati nella sicurezza alimentare che tutto il mondo ci invidia e, in parte, vorrebbe copiarci o appropriarsene. E indirettamente tutela il reddito delle nostre imprese agricole ed i consumatori, che potranno scegliere liberamente la qualità del vero made in Italy. Al contrario, gli Ogm, contaminano le colture tradizionali facendole sparire e omologando tutte le produzioni a standard cui non voglio neanche pensare”.
“Non è un caso – conclude Giuriolo – che quasi otto italiani su dieci (76 per cento) si dicono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura: cioè il 14 per cento in più rispetto ai sondaggi del 2012. E non è un caso che sono diventati otto i paesi Ue che hanno adottato la clausola di salvaguardia per impedire la contaminazione dei propri terreni da Ogm (Francia, Germania, Lussemburgo, Ungheria, Grecia, Bulgaria, Polonia, Austria), mentre sono rimasti solo cinque gli stati che coltivano tuttora mais transgenico (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), per una superficie complessiva di 129 mila ettari, cioè meno dello 0,001 per cento della superficie coltivabile europea che è di 160 milioni di ettari”.