Produttori africani nell’azienda Canella
PORTO TOLLE (RO) – Una grande estensione di risaie per 160 ettari. Guardano e chiedono: «Come fate a distribuire omogeneamente l’acqua dappertutto?». Risposta: «Semplice, con un buon livellamento eseguito con un raggio laser». Sbigottimento. Inevitabile reazione quando due mondi distanti anni luce si incontrano: l’agricoltura bassopolesana e quella senegalese.
E’ successo qualche giorno fa a Porto Tolle, nell’azienda agricola di Giancarlo Canella, dove Coldiretti ha accompagnato un gruppetto di risicoltori del Senegal, giunti in Italia grazie ad un progetto dell’organizzazione Fratelli dell’uomo, sede del Veneto. I coltivatori senegalesi avevano la volontà di apprendere tecniche e sistemi di coltivazione più efficaci, al fine di aumentare la superficie investita a riso nel loro villaggio, dagli attuali 30 ai 100 ettari, e riuscire così a soddisfare le esigenze alimentari degli abitanti. Sarebbe già importante, per esempio, riuscire ad acquistare un trattore. L’apprezzamento dimostrato dai visitatori africani ha lasciato tuttavia spazio alla consapevolezza di non voler ripetere gli stessi errori dell’Occidente: il gruppo ha, infatti, accolto l’invito di Coldiretti a non rinunciare alle proprie sementi e a sviluppare un’agricoltura che non abbandoni la dimensione familiare e che produca il cibo necessario al sostentamento della propria comunità.
Per dare un quadro dell’ambiente e dell’economia del territorio del delta, dove lavorano le aziende produttrici di riso, Paolo Greggio, funzionario Coldiretti di Porto Tolle, ha dapprima accompagnato la delegazione di senegalesi al Museo regionale della bonifica di Ca’ Vendramin; quindi, nell’azienda Canella, socia Coldiretti che coltiva riso nelle varietà carnaroli, volano e baldo e che si distingue come impresa eco-sostenibile, in quanto produce energia elettrica da fonti rinnovabili. In azienda, infatti, è attivo un impianto a biogas da un megawatt, che immette l’energia prodotta nella rete nazionale e che è alimentato da insilato di mais, sorgo e colture foraggere (triticale e segale) e un altro è in progettazione.
La struttura a biogas è stata una sorpresa per i senegalesi. E’ naturale che chi sta cercando di produrre di più per esigenze alimentari, fatichi a credere che si possano usare i prodotti agricoli per fare corrente elettrica. Ma nuovo stupore è sorto visitando il parco macchine agricole aziendale. I moderni trattori confrontati con le zappe hanno il loro fascino. “Sarebbe bello - auspica Stefano Lentati, responsabile per l’Africa di Fratelli dell’uomo - che al viaggio dei risicoltori senegalesi in Italia facesse seguito il viaggio dei nostri agricoltori (ma non solo) in Senegal: qui gli strumenti agricoli in uso non desteranno ammirato stupore, ma partecipare, ad esempio, ad un pasto comunitario potrebbe dimostrarsi un’esperienza preziosa. E in tal caso, lo sbigottimento sarà tutto nostro”.