Parte un nuovo approccio economico che restituisce valore ai cereali e alle produzioni energetiche
ROVIGO (RO) – «C’è qualcosa di nuovo sul mercato: un contratto di filiera che garantisce il giusto valore alla produzione. Due anni fa sembrava un’utopia, ma adesso abbiamo le prime filiere tutte italiane e tutte agricole. Coldiretti ha approntato lo strumento ed è arrivato il tempo, anche per le nostre cooperative polesane, di decidere se aderire».
Le parole del presidente di Coldiretti Rovigo Valentino Bosco hanno scaldato gli entusiasmi, ieri sera al Censer, in una sala gremita di coltivatori e dirigenti di Coldiretti, convenuti per la presentazione delle filiere per i cereali e per le bioenergie, attivate dalla società Consorzi agrari d’Italia (Cai), dentro il progetto economico di Coldiretti.
Moderato dal direttore di Coldiretti Adriano Toffoli, Angelo Barbieri presidente della nuova Fits spa (Filiera italiana trading seminativi), società di scopo del Cai, costituita per concentrare l’offerta dei cereali e rapportarsi con l’agroindustria su un piede di parità, ha annunciato un primo contratto chiuso con Barilla, maggiore compratore di grano duro in Italia, e l’acquisizione dello storico pastificio Ghigi di Marciano di Romagna (Rimini), il sesto per importanza in Italia, che comincerà a produrre pasta “cresciuta in Italia” con grano italiano al cento per cento, ogm free, in confezioni italiane con la firma del presidente, con l’utilizzo di macchinari interamente costruiti in Italia e che funzionano con olio di girasole, sempre italiano.
«Il prezzo di consegna dei cereali – ha spiegato Barbieri – è il risultato di un minimo garantito che copre tutti i costi di produzione della materia prima, cui si aggiunge il guadagno per il produttore e una serie di premi. Questo è un primo risultato, ma già dal prossimo anno – ha aggiunto Barbieri – avremo una massa maggiore di prodotto e la possibilità di chiudere contratti migliori. Teniamo conto che avremo più tempo per rispondere alle esigenze di Barilla, c’è già la Coop che sta trattando con Coldiretti per fare una linea di pasta con grano italiano, c’è Amato che è entrato nella proprietà del pastificio Ghigi e comprerà cereali da noi, poi si sta firmando con una catena americana che vuole creare una linea italiana».
L’inversione dell’approccio col mercato, siglando contratti che partono dal costi di produzione della materia prima, si ripete nella filiera delle bioenergie. A ricordare l’avvenuto accordo tra Cai ed il gruppo Maccaferri per la riconversione di cinque zuccherifici in impianti per la produzione di energia da biomassa italiana, è stato il direttore del consorzio agrario del Nord est, Paolo Martin, che è consigliere di Cai. Interessanti per gli imprenditori polesani sono gli impianti di Russi (Ravenna) che funzionerà a cippato di pioppo e quello di Castiglion Fiorentino (Arezzo) riconvertito ad olio di girasole. «Le imprese agricole – ha detto Martin – devono saper cogliere le opportunità anche in ambito energetico, con coltivazioni che sono un diverso elemento produttivo ad integrazione del reddito e non un elemento di rendita. Si produce energia attraverso la coltivazione del terreno e non per speculazione. Ci stiamo impegnando perché la riconversione degli zuccherifici sia eco-compatibile e si usino le migliori tecnologie per produrre un’energia veramente pulita». Infine un messaggio ai produttori: «Per essere veramente efficaci nelle nostre filiere – ha spiegato Martin – le aziende devono imparare a fare programmazione delle loro attività. In questo modo permettono a tutti gli altri soggetti, consorzi in primis, di programmare a loro volta. In questo modo ottimizzeremo i costi e aumentare il potere contrattuale»